Il discorso di Luca Mercalli e il film “Demain”: una cartolina da CinemAmbiente

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di Fabio Dellavalle

Martedì 31 maggio si è tenuta la serata d’inaugurazione della 19^ edizione del festival CinemAmbiente di Torino, con la proiezione del film Demain di Melanie Laurent e Cyril Dion. Dopo i saluti istituzionali il fondatore e direttore del festival Gaetano Capizzi ha dato la parola a uno dei meteorologi più conosciuti nel mondo televisivo: Luca Mercalli, esperto climatico divenuto famoso grazie al programma di Rai 3 “Che tempo che fa”. Ultimamente ha anche intrapreso una strada da “solista” lanciando la trasmissione “Scala Mercalli”.

Il climatologo ha esordito a “CinemAmbiente” evidenziando il fatto che il 2016 sia stato l’anno più caldo (dopo il 2007) della storia del mondo, da quando ha avuto inizio la registrazione delle temperature (intorno al 1850). In particolare, marzo 2016 si è aggiudicato il titolo di mese più rovente di sempre. Infatti, dal 1960 – gli anni del boom consumistico – il clima mondiale ha inanellato una straordinaria sequenza di record progressivamente crescenti. Insieme al fenomeno oceanico El Niño, i principali responsabili di questa situazione allarmante sono le emissioni di CO2 nell’atmosfera, derivanti dalla combustione delle fonti energetiche fossili (petrolio, gas e carbone). Le conseguenze? Oltre all’aumento generalizzato delle temperature, l’intensificarsi dei fenomeni meteorologici estremi come le cosiddette bombe d’acqua. Tra gli altri effetti, nello specifico il surriscaldamento dei mari ha comportato per esempio lo sbiancamento dei coralli, che sono una fonte preziosissima di biodiversità. Si può riscontrare, anche, un vero e proprio “infarto” del sistema climatico nell’Artico, dove la banchisa di ghiaccio – utile nel respingere le radiazioni solari – collassa su isole di roccia. Il problema è che, diversamente dagli addetti ai lavori, le persone comuni rimangono spesso all’oscuro di queste drammatiche notizie, che passano per lo più in sordina. Inoltre, i risultati delle pubblicazioni scientifiche sovente non vengono presi in considerazione dai decisori politici. Ancor peggio, gli economisti appaiono solitamente troppo incantati dal mantra della “crescita a tutti i costi”, per ascoltare il grido della Terra e degli emarginati del globo.

Fortunatamente un segnale di cambiamento c’è stato durate la recente Cop21 di Parigi, in cui 175 Paesi hanno firmato un accordo che prevede il contenimento dell’innalzamento delle temperature entro i 2°. L’approvazione della convenzione quadro rappresenta certamente un buon risultato diplomatico, anche se non è sufficiente per le leggi della fisica che non aspettano i negoziati degli uomini. Il rischio è che, ad esempio, tra qualche decennio in una città come Torino si creino le condizioni per un clima tropicale.

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Parecchie cose, dunque, sono cambiate in seno alla nostra biosfera dal 1998, primo anno di “CinemAmbiente”: la popolazione umana è aumentata (circa 1,5 miliardi) così come le emissioni di CO2, mentre sono diminuiti i ghiacciai che sciogliendosi hanno determinato un innalzamento del livello dei mari. Questa catena di eventi ha fomentato, tra l’altro, le migrazioni di massa dai territori maggiormente colpiti da calamità naturali come la Siria. Qui, infatti, si è registrata una dura siccità nei decenni addietro, che ha sicuramente aggravato le condizioni di vita degli abitanti, preparando così il terreno per il conflitto che sta martoriando quelle zone che furono un tempo la culla della civiltà. Onde evitare il ripetersi di eventi simili occorre perciò intraprendere una lungimirante opera di mitigazione e adattamento in loco, seguendo il principio della resilienza. Solo in questo modo possiamo controllare il rischio di altre tragedie naturali e, quindi, umane, come sta purtroppo succedendo in molti atolli oceanici, devastati da catastrofi ambientali e sociali.

Dopo Mercalli è intervenuto Cyril Dion, uno dei due registi che hanno diretto la pellicola di apertura della kermesse cinematografica, spiegando che l’idea del film è nata dalla lettura di un preoccupante studio scientifico e dalla domanda che è sorta spontanea subito dopo: com’è possibile che nessun media ne parli? Dion ha cercato di diffondere la questione tramite uno strumento potente e popolare come il cinema, in grado di smuovere moltissime coscienze. Come ottenere tale risultato? Esistono sostanzialmente due modi: il primo è utilizzare un approccio distopico-catastrofistico, denunciando apertamente gli ecocidi in atto sul pianeta. Il secondo è mostrare, invece, che le soluzioni concrete per costruire un mondo migliore esistono già, e che qualcuno sulla Terra le sta mettendo in pratica. Quest’ultimo il registro narrativo scelto per girare Demain. Il film è effettivamente carico di ottimismo e positività, dal momento che espone le buone pratiche attuate da singoli individui e dalla collettività riguardo alle cinque grandi problematiche che attanagliano il presente e il futuro dell’umanità: agricoltura, energia, economia, istruzione e democrazia. Queste buone pratiche – come la permacoltura, le transition towns, metodi didattici all’avanguardia e il multiculturalismo – costituiscono propriamente dei modelli da imitare. A maggior ragione perché sono opera di comuni cittadini che hanno però preso a cuore la propria salute e quella della Terra da cui dipendiamo tutti.

Dei normali supereroi, insomma.

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