Spiral Jetty: suggestioni percettive ed ecologiche nella Land Art di Smithson

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di Luca Mastorino

In quello che doveva essere un netto rifiuto della glorificazione del mercato voluto dalla Pop Art, le correnti di più chiara derivazione neodadaista, come la minimal art o il nuovo realismo, sfociarono nelle varie forme di perform art, arte concettuale e Land Art, soprattutto in America. Quest’ultima, anche detta arte ecologica, non rifiutava solo il mercato, ponendo in paesaggi sconfinati strutture invendibili, ma desiderava recuperare immagini della natura incontaminata e, in esse, lasciare un segno. Un segno ben visibile a chilometri di distanza, in alto e in basso, ripercorrendo le opere dell’uomo fino alle grandi strutture dell’antichità.

Queste opere che attualmente affollano i deserti statunitensi, nazione ancora oggi maggiormente inesplorata, andavano così a registrare i normali processi naturali, accumulando detriti o disgregandosi, perché abbandonate a loro stesse dopo la costruzione. Un’altra particolarità di queste strutture è che negano il comodo tour museale contemporaneo, costringendo il visitatore a lunghi viaggi in luoghi selvaggi. I grandi artisti del movimento, quali Smithson, Turrel e Heizer, si concentrarono ognuno su una strutturazione differente delle opere. Alcuni di loro, infatti, operavano disgregando il paesaggio, scavando a terra o spaccando le rocce, altri spostavano e spostano tonnellate di detriti per le loro opere, in una dialettica di privazione/disgregazione e aggiunta/sostituzione. Ai fini della denuncia artistisco-ecologica si sommano la ricerca percettiva nella visione dell’opera e il già citato registrare delle variazioni naturali e dei fenomeni naturali, quali le variazioni solari e astronomiche a riprendere le funzioni delle costruzioni antiche.

La Spiral Jetty di Smithson

Robert Smithson (1938-1973) “Spiral Jetty” 1970, Stones, soil, salt crystal, water, 1450×450 m, Rozen Point, Great Lake Salt, Utah

La gigantesca spirale del Great Lake Salt è oggi il simbolo di questa corrente, edificato dal padre e meteora della Land Art Robert Smithson, morto durante uno dei suoi voli di ricognizione solo tre anni più tardi. L’opera è imponente: 1450 metri di roccia si incuneano nel lago, disegnando una spirale di 450 metri di larghezza; un molo tanto originale quanto afinalistico, destinato ad erodersi col tempo, a sommergersi a periodi alterni per poi riemergere (l’ultima volta nel 2011). La Spiral Jetty, all’epoca, fu probabilmente la più grande opera d’arte mai costituita, per essere superata qualche hanno dopo dal Progetto del Roden Crater di Turrel.

60.000 tonnellate di basalto, cristalli di sale e terra sono stati prelevati nella zona e accumulati a filo d’acqua da escavatori, camion e trattori. Nell’idea di Smithson, al di là dell’innegabile impatto visivo ed estetico, l’opera conserva ancora, come le prime opere di Land Art, il fine ecologico di recupero e riciclo del paesaggio compromesso dall’uomo. Il lago salato ― sfruttato prima dai cercatori d’oro poi usato per le sue miniere e infine adibito a sito di impianti petroliferi ―, un Aral americano considerato ormai morto dall’artista, cerca ora di riconciliarsi con l’industria. La salita e discesa dell’acqua garantisce l’accumulo di una flora marina che, dal colore grigiognolo iniziale, ha mutato la tinta della spirale in rosa. La scelta della forma rientra in una visione universale della spirale, condivisa da quasi tutte le culture: simbolo di vita, di crescita naturale e dell’immancabile sezione aurea. Tuttavia la forma si armonizza con il lago stesso, andando a ricordare l’antica leggenda che vuole la salinità derivare da un vortice al centro del bacino, direttamente collegato col mare. In ogni caso, è sul tema fondamentale della percezione che si gioca il valore artistico dell’opera, percezione indagata poi dalla moglie e artista Nancy Holt e da Turrel.

L’opera di Smithson  è in grado di portare lo spettatore a meditare non solo sui grandi temi del rapporto dell’uomo con la natura, o dei cambiamenti di quest’ultima, ma anche al rapporto personale dell’individuo con il mondo circostante e con se stesso.

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