Una foresta edibile a Cuneo

Evidenzadi Barbara Andreotti e Simone Siviero

Sabato 21 novembre 2015 presso la Casa di quartiere Donatello a Cuneo si poteva assistere ad uno spettacolo insolito: un gruppo di persone di ogni età per tutta la giornata si è infatti impegnato a scavare, piantare, etichettare una serie di alberi e piante nello spazio verde attiguo alla struttura. A ognuno il suo compito: chi aveva una vanga a disposizione scavava buche poco profonde nel terreno, altri si occupavano di trasportare da una parte all’altra sacchi di compost di lombrichi o carriole piene di foglie, altri ancora trasportavano gli alberelli da piantare. L’obiettivo di tutti era quello di creare una food forest, o giardino foresta, per dare la possibilità agli abitanti del quartiere Donatello di veder crescere piante dalle quali poi prendere della frutta nata e cresciuta vicino a casa secondo i principi della permacultura.

Onorio spiega l'anatomia di un albero
Onorio spiega l’anatomia di un albero

L’iniziativa, promossa dalla Casa di quartiere Donatello e dall’associazione ZdiZappa, prevede la creazione di un piccolo spazio verde che possa non solo essere bello per gli occhi, ma anche buono per il palato e per la salute (nostra e dell’ambiente): tutte le piante infatti sono edibili, e non verranno trattate con pesticidi o “disturbate” dall’azione umana. Come ha spiegato Onorio Belussi, uno dei primi in Italia a costruire, ben 26 anni fa, un giardino foresta, l’uomo deve intervenire il meno possibile sulla natura, secondo i principi dell’agricoltura del “non fare” teorizzata da Masanobu Fukuoka nel suo libro La rivoluzione del filo di paglia. Anche Pietro Zucchetti, presidente e fondatore dell’Istituto Italiano di Permacultura, è della stessa idea: piantando nello stesso fazzoletto di terra piante con caratteristiche complementari e studiandone la disposizione in maniera tale che possano aiutarsi le une con le altre, si creerà un ecosistema perfettamente in grado di difendersi e di prosperare, rigenerando, tra l’altro, un suolo urbano ben poco fertile.

Pietro, dell'Istituto Italiano di Permacultura
Pietro, dell’Istituto Italiano di Permacultura

Un’iniziativa del genere, ovviamente, ha subito attirato l’attenzione dei Green Onions, e così due di noi, Barbara e Simone, sabato 21 novembre si sono presentati alla Casa di quartiere armati di badile – e di paletta. Onorio e Pietro hanno spiegato come piantare un albero mostrando due procedimenti diversi, entrambi ugualmente validi: fondamentale per entrambi scavare una buca poco profonda ma ampia abbastanza da accogliere le radici, e, a lavoro finito, fare una buona pacciamatura, ovvero creare una sorta di coperta composta dalle zolle di erba estirpate, foglie o altro materiale organico che protegga la pianta dagli sbalzi termici, trattenga l’umidità nel terreno e, decomponendosi, arricchisca il suolo e dia nutrimento alla pianta. Dopo aver capito come e cosa fare, tutti si sono messi all’opera, e nell’arco della giornata sono stati piantati 120 alberi, di 50 varietà diverse. A lavoro finito, il prato che ci aveva accolti a inizio giornata aveva un aspetto molto diverso: ovunque spuntavano alberelli, disposti in maniera più o meno ordinata, che, se tutto va bene, nell’arco di qualche anno produrranno frutta naturale al 100%, poiché non sono stati utilizzati fertilizzanti o pesticidi di nessun tipo. L’unica cura che dovranno avere gli abitanti del quartiere sarà quella di disturbare il meno possibile la crescita delle piante: al resto, ci pensa la natura.

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