Giovani e sostenibili

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di Alice Cavalieri e Pietro Megni

Mettiamo uno di quei giorni in cui la natura è piena di vita ed offre spettacoli di estrema bellezza, nonostante l’impegno degli uomini per degradarla. E mettiamo che in quello stesso giorno ti senti così sfacciatamente arrogante da credere di poter fare qualcosa di buono per questo mondo e decidi che lo farai. Allora parti da quello che credi sia il principio, ed il principio è l’educazione e la presa di coscienza dei giovani. Proprio da queste nuove generazioni, definite menefreghiste, svogliate e disinteressate, ma forse perché gli adulti non hanno tempo per loro.

Per entrare nella loro “sfera” è necessario scegliere una tematica che coinvolga tutti, in questo caso, ovviamente, è la sostenibilità ambientale; proporre un corso in una scuola; stimolare l’interesse e la curiosità dei ragazzi per la partecipazione attiva anche extracurricolare e farli aderire ad un progetto atto a dimostrare che, nonostante la loro giovane età e la mancanza di risorse economiche, possa essere raggiunto un piccolo obiettivo nell’ottica di un miglioramento graduale dell’ambiente. E così è iniziata la mia esperienza come docente del corso di sostenibilità ambientale grazie alla sensibilità dimostrata dal dirigente scolastico e dai professori del Liceo Classico “Francesco Stelluti” di Fabriano.

La prima lezione, come per tutti i giovani insegnanti poveri di esperienza, è stata quasi traumatica: per l’emozione, la paura di affrontare l’arte oratoria e l’ansia di riuscire a catturare l’attenzione del pubblico. Come in tutte le scuole che si rispettino i commenti erano da prima i più svariati: “Per fortuna che non c’è matematica”, “Ne approfitto per fare i compiti di casa” e così via… Poi in quelle menti che sembravano poco appassionate, a mano a mano pareva accendersi un barlume di interesse. La ragione precisa non la saprò mai, suppongo che abbiano capito che l’ambiente e soprattutto la sua salvaguardia riguarda tutti e specialmente le nuove generazioni in quanto eredi di questo Pianeta.

Dopo qualche lezione percepivo un interesse da parte dei ragazzi che diventavano curiosi, ponevano domande e intervenivano attivamente, pensando che forse ognuno di loro poteva contribuire alla soluzione di problemi ambientali che riguardavano tutti.

Alla fine del corso, durato cinque mesi, ho quindi proposto un’esperienza attiva: “Let’s Clean Up Europe!” che abbiamo realizzato l’8 maggio nel giardino pubblico di Fabriano. Armati di guanti e sacchetti, i ragazzi del corso hanno lavorato alacremente raccogliendo e differenziando 35.91 kg di rifiuti abbandonati. Al di là del risultato vi era la convinzione di aver fatto un piccolo gesto ma importante anche a livello sociale. La soddisfazione maggiore è stata indubbiamente la sensazione percepita di armonia con la natura e la consapevolezza di aver contribuito a un miglioramento anche se circoscritto a un limitato spazio territoriale. La mia gratificazione è aver fatto presa sulle loro coscienze e aver formato dei veri cittadini che si sentono parte e garanti del mondo in cui vivono come scrive Pietro riportando la propria esperienza.

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Mettiamo un giorno di scuola più o meno simile a tutti gli altri, primi di maggio, terza superiore. Ciò che forse non sapevamo è quanto siamo responsabili. Tutto ciò da cui ci sentiamo così distanti, ciò che appare ogni tanto in tv, sulla bacheca di facebook, su qualche giornale, film o libro a cui noi ci sentiamo estranei, in realtà scaturisce anche dal nostro gesto più piccolo, come il vile atto di buttare una cartaccia o una cicca di sigaretta per terra, a cui purtroppo siamo quasi tutti partecipi. Ciò che nel 21esimo secolo è ancora lontano dai pensieri e dalle azioni dei molti è la situazione drammatica che sta alla base della precaria “salute del nostro pianeta”. Non si tratta solo di sostenibilità ambientale: si tratta di rispettare la propria casa e la casa dei nostri figli, si tratta di dovere civico, di economia, di turismo, di salute, del benessere e della felicità delle persone.

È iniziato il 16 gennaio, quando Alice, la nostra nuova “professoressa” ci ha introdotto al mondo della sostenibilità ambientale. Sembra banale e difficile da intendere al giorno d’oggi, ma ci siamo scoperti ragazzi curiosi verso ciò che non sapevamo e verso un mondo che ancora non conoscevamo troppo bene. Abbiamo assunto una nuova prospettiva con cui vedere ciò che ci circonda e siamo diventati diretti partecipi nell’essere sostenibili. Il vero traguardo che forse abbiamo raggiunto è la consapevolezza di poter essere il cambiamento. Un cambiamento che si ritrova nel pensare che ognuno di noi, nel suo piccolo, rappresenta una soluzione. La causa prima per cui il suolo è avvizzito non sono solo le multinazionali, gli stati e le loro politiche energetiche e modelli di crescita fuori controllo. Siamo anche noi, tanto responsabili e consumatori quanto soprattutto possibili soluzioni. Siamo la nuova generazione, un possibile antidoto per questo mondo inquinato.”

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